Sebbene nella cultura occidentale lo yoga sia principalmente considerato una forma di esercizio fisico, molte forme di yoga sono pratiche puramente mentali o spirituali. Il Raja Yoga comprende sia il corpo che la mente, ma l'accento è posto sullo sviluppo mentale e spirituale. Il suo scopo, secondo il suo progenitore, il saggio indiano Patanjali, è di unire il praticante con il sé superiore. Tra i loro ranghi, i praticanti del Raja Yoga si considerano "eroi dell'allenamento mentale".
In sanscrito, la parola raja significa "re" o colui che ha raggiunto l'autocontrollo, mentre la stessa parola yoga significa "unione" o "connessione". Avendo avuto origine già nel 300 a.C., fu praticato da veri re, in particolare il re Bhoja dell'XI secolo, che scrisse un ampio e influente commento su di esso.
Mentre le vestigia del Raja Yoga sopravvivono in altre tradizioni yogiche, non è comunemente praticato in Occidente, e in effetti le rigorose pratiche del Raja Yoga sono diventate rare anche in India.
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Gli otto arti del Raja Yoga
Come altre forme di yoga, il Raja Yoga si basa sugli otto arti dello yoga delineati da Patanjali. Mentre gli otto arti formano un percorso completo verso l'autocontrollo o il samadhi, che significa letteralmente "portare in armonia", il Raja Yoga enfatizza la meditazione e si gira verso l'illuminazione interiore e evitando le fonti esterne di gratificazione.
Yama e Niyama
Yama e Niyama, i primi due arti, sono come i 10 comandamenti del Raja Yoga. Yama significa controllo mentre Niyama significa non controllo - o altrimenti detto, sono le cose da fare e le cose da non fare. Yama ti dirà di astenervi dalla violenza, dalla menzogna, dal furto, dal cattivo comportamento sessuale e dall'avidità. Niyama incoraggia la pulizia, la contentezza, l'austerità, l'autoesame e la devozione al Signore Supremo, che può essere inteso come ricerca della coscienza superiore.
asana
La "postura" di Asana può essere interpretata come pratica delle numerose posture di Hatha Yoga. Ma il messaggio più profondo è insegnare l'immobilità del corpo per facilitare la meditazione. In Raja, le posture possono in rare occasioni facilitare questo, ma non sono la fine in se stesse.
Pranayama
Prana significa respiro. Questo arto raggiunge come sfruttarlo al servizio del controllo dell'energia primaria del corpo. Pranayama è lo stato in cui l'energia del corpo è invertita in modo che invece di fluire verso l'esterno verso i sensi, si sposta verso l'interno verso il sé superiore.
Pratyahara
Pratyahara sta imparando a concentrarsi e contenere l'energia creativa del corpo una volta che è stato reindirizzato verso l'interno. La concentrazione libera la libertà da inutili distrazioni e ci spinge verso il risveglio.
Dharana
Il sesto ramo del Raja Yoga è il Dharana, che si riferisce alla contemplazione o alla stabilizzazione della consapevolezza interiore. Fino a quando non raggiungiamo il dharana, la nostra consapevolezza interiore è come una candela tremolante.
Dhyana
Dhyana significa assorbimento. Meditando continuamente sui vari stadi della coscienza, gradualmente interiorizziamo le sue qualità in modo che diventino parte di noi. Alla fine, la nostra mente viene liberata dalla trappola dell'ego, permettendole di fluire nel vasto oceano della coscienza universale.
Samadhi
L'ultimo passo - o dovremmo dire "fermati" - in questo viaggio è Samadhi, tradotto liberamente come "unità". Questo si ottiene quando impariamo a dissolvere il nostro ego nella luce calma della consapevolezza interiore. Secondo Swami Kriyananda, consigliere spirituale e autore di oltre 150 libri sugli insegnamenti e la filosofia dello yoga, le persone alla fine scopriranno di essere loro stesse leggere e quindi non ci sarà nulla che impedisca alla loro coscienza di espandersi nel massimo.